Ti sarà già capitato di scoprire che una azienda che consideravi sanissima è entrata in crisi e in breve tempo ha chiuso i battenti.
Ma perché un’impresa che apparentemente sembra andare bene, chiude ?
Nella mia vita ho assistito purtroppo a tante crisi inaspettate, ma guardando bene dietro a questi crolli improvvisi, c’è sempre un motivo.
Ho provato a fare una lista e ne ho trovati 8 e ti devo dire che in alcune di queste situazioni sono caduto anch’io. Meglio se me la stampo e la appendo in ufficio per ricordarmi cosa non si deve fare:
- Avere l’idea “vedrai che l’anno prossimo guadagneremo”.
A Napoli dicono “Ogni scarrafone è bello a mamma soja”. So che per un imprenditore è complicato essere obiettivo sulla propria creatura quando ha qualche problema. Si spera sempre di trovare la soluzione che risolverà tutto. Una delle cose più difficili da ammettere per un imprenditore è che il proprio modello di business non funziona e deve essere fermato per evitare danni peggiori. Quando un imprenditore non ha questa consapevolezza porta inevitabilmente l’azienda alla chiusura. - Incapacità del titolare/imprenditore di relazionarsi con i propri collaboratori.
Qui abbiamo sia i titolari che non comunicano o quelli che invece comunicano in stile dittatoriale urlando e insultando i dipendenti. In entrambi i casi accade la stessa cosa. I migliori se ne vanno perché consapevoli del proprio valore non possono accettare di essere trattati in questo modo. Rimangono le persone meno capaci, più insicure, più timorose ma con loro è impossibile costruire una organizzazione efficiente e autonoma che possa crescere anche senza l’intervento del titolare che in questo caso volendo controllare tutto ne limita l’espansione. L’azienda o rimane piccola oppure si spegne piano piano. - Accettare compromessi con soci e collaboratori per troppo tempo senza risolverli.
Questo è il caso in cui uno dei titolari non è d’accordo con il comportamento di un socio o di un collaboratore ma non ha il coraggio oppure ha convenienza a farsi andare bene questa situazione. “Non sopporto il vizio per il gioco d’azzardo del mio socio ma siccome lui si occupa dei clienti e io non so vendere, me la faccio andare bene lo stesso” oppure “non sopporto l’atteggiamento collerico del capo produzione che mi fa scappare tutte le persone che gli affianco ma siccome è l’unico in grado di far funzionare tutti i macchinari non posso permettermi di perderlo”. Quando giustifichi i compromessi ti stai annullando come persona e perdi la capacità di gestire l’azienda. - Pensare che le capacità di gestire una azienda si acquisiscano per discendenza.
Ci sono imprenditori “illuminati” che preparano i figli ad un passaggio generazionale che garantisca il futuro dell’azienda. Altri che invece sono convinti che le capacità imprenditoriali si ereditino geneticamente. Il problema qui sono gli imprenditori, figli di chi ha creato l’azienda, che non hanno avuto l’umiltà di mettersi in discussione e capire cosa effettivamente sarebbero stati in grado di fare da soli se l’azienda non l’avessero ereditata. Spesso l’azienda viene rasa al suolo proprio da loro. - Titolare/Imprenditore costretto a nascondere suoi comportamenti non corretti dal punto di vista etico.
Non sto qui a fare la morale. Ognuno nella propria vita deve fare quello che gli pare. Il problema è la responsabilità. Se un imprenditore che gestisce una azienda con molti dipendenti fa nella propria vita delle cose che deve nascondere, perderà inevitabilmente efficacia nel suo lavoro e nella sua vita in generale finendo per accettare tantissimi compromessi. Essere trasparenti, fare tutto alla luce del sole, ti da una grande forza e una grande serenità. Chi ha delle responsabilità questa cosa dovrebbe sempre tenerla a mente. Un esempio è l’imprenditore che sperpera un patrimonio nei night club innamorandosi di qualche spogliarellista e finendo per distruggere la sua vita e l’azienda. - Non controllare con regolarità i numeri fondamentali dell’azienda.
Sembra banale ma molti non lo fanno. Ci sono imprenditori che non sanno neppure quanto fatturano ogni mese tanto meno quanto guadagnano. La mancanza di controllo sui numeri rende l’azienda estremamente vulnerabile perché diventa praticamente impossibile prendere delle decisioni strategiche. Questo è il caso in cui improvvisamente si scopre che sono finiti i soldi ma nessuno se n’era accorto.
- Fare investimenti in cose che non servono per aumentare il fatturato ma solo per soddisfare l’ego del titolare.
Un’impresa per sopravvivere deve crescere, generare utili e liquidità. Il buon senso ( e anche i principi di management ) dice che gli utili dovrebbero essere investiti in cose che possano aumentare ulteriormente il fatturato e il margine. A volte questi principi vengono ignorati e il denaro generato dall’azienda viene utilizzato per acquisti che non sono necessari per l’espansione dell’azienda ma più per una soddisfazione personale dei titolari. Capita perciò che l’azienda entri in crisi dopo che si è fatto un investimento eccessivo per acquistare uno stabilimento faraonico o perché ci si è fatti arredare gli uffici da Philippe Starck.
- Pensare che la crescita dell’azienda dipenda dal prodotto
L’Italia è un paese straordinario pieno di imprenditori che creano in continuazione prodotti eccellenti. Fino agli anni 80 questo era il nostro vantaggio. Oggi non più. Continuare a lavorare sul prodotto mentre si trascura la sua vendita è un errore fatale. La vendita è ciò che trasforma i tuoi prodotti in denaro. Non ti serve a nulla fare un prodotto straordinario se poi ti rimane in magazzino.